19 marzo 2022 – V Biennale di Restauro Architettonico e Urbanistico 2021
V Biennale di Restauro Architettonico e Urbanistico 2021
La Biennale di Restauro Architettonico e Urbano BRAU riunisce esperti e colleghi del settore, studenti e cittadini oltre a mantenere una costante interazione tra diverse aree in modo da alimentare la propria visione riguardo le interdiscipline a livello internazionale. Accogliere la BRAU Italia in Sardegna ha significato ampliare la prospettiva verso il mondo del restauro architettonico sia per gli insegnamenti che arrivano con le esposizioni di ogni relatore, sia per il dialogo che si apre con altri territori. La proposta ideata per la BRAU in Sardegna è stata quella di ricreare questo spirito presentando un programma con la partecipazione di relatori esperti italiani e stranieri.
Il territorio della Sardegna conta con una grande quantità di risorse geografiche che, complessivamente con il patrimonio architettonico e urbano esistente, offrono caratteristiche interessanti per godere di un particolare sviluppo in termini di turismo ed economia circolare. Per questo motivo, ma non solo, è fondamentale focalizzare sulla rilevanza del restauro. Realizzare progetti di restauro significa estendere la vivacità e l’animosità del territorio. Dare la possibilità di riutilizzare edifici dismessi, ritrovare il loro valore magari perso nel corso degli anni per qualche motivo. Donare una nuova qualifica all’ambiente costruito che ha perso identità. Recuperare il patrimonio immateriale incarnato nell’architettura vernacolare. Infine, per tutto questo, aspiriamo a una cultura del restauro, a una cultura del progetto. A una cultura del recupero delle cose. E oggi più che mai, una lettura gentile e sensibile del territorio è senza ombra di dubbio un buon punto di partenza.
La biennale dell’anno differente
Nella quinta edizione della BRAU, biennale promossa dal Centro Internazionale per la Conservazione del Patrimonio Architettonico CICOP Italia Onlus con sede a Firenze, la sfida è stata quella di adeguarsi alle condizioni che il Covid19 ha generato durante la pandemia. La manifestazione ha mantenuto l’asse culturale transnazionale tale come è stato progettato dalla sua concezione una decina di anni fa e, nel contesto attuale, si è maggiormente evidenziata la pluralità degli interventi, che in sostanza si sono raggruppati sotto il tetto delle già ben familiari piattaforme digitali. Alma mater della manifestazione è la nota architetta esperta in restauro architettonico Nina Avramidou, docente all’Università di Firenze per lunghi quaranta anni. E da segnalare che pandemia a parte, la sede ufficiale di questa biennale non è altro che l’asse tracciato dalle varie città che aderiscono al progetto consentendo in questo modo rinnovate prospettive ed intorni. Definito lo spazio espositivo su cui costruire la BRAU, due pietre miliari fanno il resto assieme alle quattro fondamenta. Fondata sulla base della internazionalità e la interdisciplinarietà, ogni edizione sviluppa le quattro tematiche fondanti: complessi monumentali, patrimonio moderno, studi urbani e archeologia industriale. Traslocare l’asse culturale ogni volta richiede una nuova mimetizzazione col territorio ospitante, per cui, abbattere le barriere culturali costituisce l’ulteriore leid motif trainante di questa biennale.
Biennale Internazionale
Nella inaugurazione internazionale sono stati presenti le massime autorità degli enti partecipanti e patrocinanti. La fondatrice e presidente onoraria della BRAU, la professoressa e architetta restauratrice Nina Avramidou e l’architetta Benedetta Maio membro CICOP aprono la giornata presentando la BRAU e il centro CICOP, che attualmente è condotto dalla stessa esperta Avramidou e dagli architetti Antonella Carrella in vicepresidenza, Paolo Caggiano in segreteria, l’ingegnere Mario Mario in tecnologia informatica.
Gli ospiti hanno condiviso i propri contributi, il presidente dell’ICOMOS Italia, l’ingenere e architetto Mau-rizio Di Stefano, la Direttrice delle Antichità e del Patrimonio Culturale del Ministero della Cultura Ellenica della Grecia Elena Korka, la Segretaria del Ministero della Cultura nella Regione Sardegna e storica dell’arte dottoressa Patricia Olivo, il Soprintendente di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle provincie del Nord Sardegna professore e architetto restauratore Bruno Billeci e allora Direttore Regionale dei Musei in Sarde-gna, il Direttore del Centro Regionale Arabo per il Patrimonio Mondiale di Manama a Bahrain archeologo Mounir Bouchenaki e l’architetto conservatore Paulo Ormindo de Azevedo già consulente per la UNESCO a Bahia in Brasile. La ricca agenda è stata articolata in giornate distribuite tra le sei nazioni che hanno presen-tato un programma specialmente progettato con i coordinatori locali. I vari curatori che hanno risposto all’appello sono l’architetta Maria Rita Amoroso per il Brasile, l’architetto Chrysantos Pissarides per Cipro, la dottoressa Ayat Elmihy per l’Egitto, l’ingegnere e architetto Nuhad Abdallah per la Siria e l’architetta Inés Abramián per l’Italia assieme all’architetta Maria Serena Pirisino.
Biennale BRAU5 Italia in Sardegna
La sede italiana assegnata dal CICOP per questa edizione è localizzata nella regione Sardegna e lì hanno confluito i progetti rinvenuti per partecipare all’esposizione italiana. I lavori sono stati preceduti dalla lectio magistralis del Soprintendente di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle provincie del Nord Sardegna, l’architetto restauratore e professore Bruno Billeci . Oltre alla fondatrice Avramidou hanno partecipato ai saluti di apertura la Presidenta dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Sassari oggi Vicepresidente del CNAPPC architetta Tiziana Campus, il Magnifico Rettore della Università degli Studi di Sassari Dott. Gavino Mariotti e l’architetta restauratrice e professoressa Caterina Giannattasio.
In queste due intense giornate, esperti architetti, ingegneri, professori, storici dell’arte, restauratori hanno illustrato rilevanti interventi di restauro e progetti in territorio italiano e all’estero. E` da notare come la cultura del restauro assume tradizioni differenti nel mondo. In cada luogo esiste una specifica realtà, fatta di possibilità, di conoscenze tecniche e di essere umani. I progetti relativi alla Sardegna, regione ospitante, raccontano del patrimonio esistente spesso fragile. L’attività in corso per ricondurli a lieto fine è allettante e il Ministero della Cultura per la Regione Sardegna aspira ad altro ancora grazie alle risorse ottenute.
Nel nuovo continente invece la disciplina è in iniziale evoluzione e gli specialisti mantengono il continuo sguardo orientato verso l’Europa, fonte permanente di ispirazione e apprendimenti. Ce lo ricordano certi esempi che testimoniano il lascito italiano da mano dagli immigranti del dopoguerra. Si trattava di una generazione che ben si sa, scapava dalla Europa senza pane sotto il braccio ma con una maestranza nelle mani e la voglia di rinascere nella pelle. Ecco che c’è stato nelle Americhe: una radicazione nei territori che gli accoglieva e una ricreazione della propria cultura. Una memoria traslata che racchiude storie e trasmette conoscenze del saper europeo, come nel caso della Confitería El Molino di Buenos Aires o della Scuola Nazionale Sarmiento. In ambito delle architetture vernacolari che riscattano anche patrimonio immateriale è chiara la esperienza nei reperti di Sant’Ignazio di Minì vicino alle Cascate dell’Iguazú, sempre in Argentina. Invece, una situazione opposta si presenta in Medio Oriente dove il particolare sguardo verso l’Armenia lascia tracce sulle azioni di salvaguardia del patrimonio medievale affetto da conflitti bellici con i vicini turchi e azeri. Trattare i manufatti con guanti bianchi come si è visto per Marmashen, Ererouyk e Dadivank ci fa capire che esiste il giusto opposto alla distruzione delle guerre quando regna la cooperazione internazionale. E dall’altra parte, le realtà descritte con letture urbane a Mostar in Bosnia ed Erzegovina così come a Bangladesh nei Bazar, lasciano ben chiaro quanto siano irrinunciabili le azioni locali partecipate e il pensiero degli usuari.
Ospedali che possono comunicare arte e storia incarnate nelle mura, come San Michele in Bosco, chiese che custodiscono opere d’arte universali come la Ultima cena a Santa Maria delle Grazie e il teatro comunale di Bologna che riprogramma la identità degli spazi urbani e riflette su quale sia l’anima viva della città. Stucchi e bassorilievi nelle facciate di Palazzo Biscari di complessa stratigrafia oppure quelli sulla facciata principale nella Chiesa degli Scalzi sono invece da recuperare anche strutturalmente. In ugual modo, le superfici e affreschi nella chiesa di San Benedetto Abate in Caserta riprendono luminosità e nitidezza tanto quanto la torre dell’Orologio della Piazza San Marco a Venezia.
I rilievi digitali per le archeologie nuragiche in Sardegna si percepiscono in pieno contrasto con il noto fenomeno dell’abbandono riscontrato nelle facciate sarde mai intonacate né finite. Grazie a un minuzioso recupero di conglomerato abitativo nel cagliaritano si riporta dignità agli abitanti e identità al complesso. Il recupero di capannoni industriali in disuso a Olbia, il restauro di un rudere a Desulo e la opzione di recupero dei silos nel campidanese aprono nuovi orizzonti all’edificio ma anche ai cittadini, perché si attinge a un recupero culturale, così come nel parco del Chierese in Piemonte.
Benvenuti anche i pensieri sul comportamento dei materiali nel tempo, esterni e interni, e di quanto sia utile imparare dalle esperienze altrui pregresse. Ugualmente tutto ciò che concerne alla diagnostica preliminare, la valutazione delle potenzialità dei manufatti in avanzato stato di degrado, la capacità di visualizzargli risanati e attingere alla giusta presa di posizione. Così come nell’ex arsenale di Venezia dove paratoie del Mose oggi trovano riparo temporario in attesa di prestare servizio sott’acqua. Ma anche la sede del Consorzio Venezia Nuova trova casa lì. E infine, una particolare riflessione sulla esperienza nel restauro delle architetture minori, che quasi come atteggiamento democratico può fare la vita tanto più facile a molti di noi, come succede a Venezia ma non solo.
Sono intervenuti i seguenti relatori:
- Dottoressa Patricia Olivo, Segretaria del Ministero della Cultura nella Regione Sardegna MIC, “I cantieri dei Beni Culturali”.
- Architetto Bruno Billeci, Soprintendente di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle provincie del Nord Sardegna, “Verso i 150 anni di tutela in Sardegna. Parabole e tematiche attorno al tema del restauro”.
- Architetti Samvel Ayvazyan, Paolo Arà Zarian, Christine Lamoureux, “Restauro architettonico del monastero di Dadivank, IX-XVIII secolo e restauro conservativo dei dipinti murali dell’anno 1297 nella chiesa Kat’oghiké Santa Madre di Dio, 1214”.
- Architette Gaianè Casnati, Lorenza Pietrini e Paola Bonetti, “Analisi strutturale e di vulnerabilità finalizzata alla salvaguardia della basilica di Ererouyk in Armenia”.
- Architetto Roberto Corazzi, “La cupola e la sottostante cappella del Buontalenti all’interno dell’Ospedale di Santa Maria Nuova”.
- Architetta Emilia Garda, “A proposito del restauro moderno: il tradimento dei materiale”.
- Architetto Giorgio Nubar Gianighian, “The question: Any difference between restoring a major or a minor architecture? Thoughts on a democracy conservation. The answer: Of course not!”.
- Architetta Manuela Incerti e dottoressa Paola Foschi, “Le digital Humanities to reconnect places and thoughts: case study on the ex-monastery of Saint Michel in Bosco”.
- Ingegnere Lorenzo Jurina, “Consolidamento della chiesa di Marmashen in Armenia: un intervento pilota in preziosa e delicata muratura”
- Ingegneri Giovanni Zarotti e Simone Venturini, “Rivalorizzazione dell’Arsenale di Venezia. Gli interventi di recupero dell’area nord”.
- Architetto Andrea Neri, “Le machine di Leonardo Da Vinci”.
- Architetto Sayed Ahmed, “The urban settlemet study of two distinctive craft districts, Tanzibazar and Shakaribazar in Old Dhaka. Vernacular pattern and collective memory to identify importance and existence of cultural corridors before 400 of misguided history.”
- Architetti Cristina Cassavia e Marco Maccagno, “PA.T.CH. Parco Tessile Chierese”
- Architetto Filippo Cherubini, “L’analisi del colore in architettura: confronto dei dati ottenuti con le metodologie esistenti”.
- Architetti Alessandro Cocco e Simone Speranza, “La dimora del grano. Il recupero dei silos della Semoleria di Cagliari”.
- Architetta Federica Comes, “Complesso monumentale di Santa Maria delle Grazie di Milano. Manutenzione e restauro tra il 2015 e il 2020”.
- Archeologa Sara Corona, “Rilievo fotogrammetrico del nuraghe S’Ortali e su Monti, Tortolì, Sardegna”.
- Architetta Senada Demirovic Habibija, “Culture as tool for bridging cultures”.
- Architetti Ilaria Forti, Ingegnera Paola Rocca e architetto Giuseppe D’Acunto, “Rilievo, sperimentazione e monitoraggio programmato per la tutela e conservazione della facciata della chiesa degli Scalzi a Venezia”.
- Architetto Luis María Gorodner, “Restauro dell’edificio El Molino, monumento storico nazionale esemplare dell’art nouveau e dell’avanguardia della Belle Epoque nella città di Buenos Aires”.
- Architetta Adriana Hermida, “Ruins of Jesuitica Guarani Mision at San Ignacio de Minì in Misiones, Argentina. Thoughts on best practices in restoring and how to accompany the result with adequate heritage management in the era of virtual reality”.
- Architetta Benedetta Maio, “27 years of cultural commitment with exclusive social purposes”.
- Dottoressa laureata in architettura Giorgia Marongiu, “Le stazioni del mare: proposta metodologica per restauro e conservazione”
- Architette Mara Ladu e Teresa De Montis, “Il valore della qualità architettonica e urbana nel restauro. Il fenomeno del non finito sardo e le buone pratiche per una ripartenza”.
- Architetta Ingegnera Noemi Migliavacca e Ingegnere Giorgio Granara, “A new life for old buildings. Progetto di recupero e riqualificazione produttiva e culturale del quartiere Funtanna Manna”.
- Architetti Mariana Nuzzo e Irene Savinelli, “Restauro della Chiesa San Benedetto Abbate, Caserta”
- Dottoresse Elena Pechioni e Alba Santo, “Florence-rockinArt: a web app to discover the stone-built monuments”
- Dottoressa laureata in architettura Giorgia Piccinnu, “Stanze sul mare. Riabitare la fortezza militare di Punta Rossa”.
- Architetta Maria Serena Pirisino, “Scenari futuri per il patrimonio fieristico. Riuso e valorizzazione della Fiera di Cagliari”.
- Architetta Flavia Rinaldi e Dottoressa Marcela Pelanda, “Case study. Escuela Normal Superior Domingo Faustino Sarmiento Nº 9, ciudad de Buenos Aires. Historic Monument. Palace School buildings by architect Carlo Morra”
- Architetto Santi Maria Cascone, dottoressa Lucrezia Longhitano e architetto Antonio Longhitano, “Approccio al restauro conservativo attraverso lo studio dell’opera: caso studio Palazzo Biscari a Catania”.
- Architetti Antonello Spano e Sandra Deiana, “Riconversionee industriale. Ex fabbriche Palmera Olbia. SNC Marine Center. La Sardegna al centro del Mediterraneo, rigenerazione urbana e sviluppo strategico”.
- Architetta Patrizia Tomassetti, “Ex convento di San Francesco a Oristano. Il restauro del complesso tra recupero della memoria e adeguamento funzionale”.
- Architetta Alessia Zampini, “University of Bologne and AICS together for Armenia: reflections on the quality of the conservation projects”.
- Dottoressa Sara Zanini ed Europa Nostra, “The seven most endangered programme: a civil society campaign to save Europe’s threatened heritage”.
- Architetto Claudio Zanirato, “Riqualificazione e ammordenamento del Teatro Comunale di Bologna. I guasti della città”.
- Architetto Gianluca Zini, “Ex ospedale Santa Anunziata di Sassari. Restauro conservativo e recupero funzionale”.
- Architetta Francesca Zola, “Recupero delle vestigie storiche della casa rifugio La Marmora a Desulo, provincia di Nuoro”.
Le attività svolte nelle giornate del Brasile hanno illustrato le tracce architettoniche della cultura italiana insediata nei loro territori e che ha prodotto innumerevoli fabbricati con tecniche e materiali che richiamano il senso di italianità. Il proficuo lavoro della immigrazione italiana in territorio brasiliano ha consentito di promuovere azioni di tutela locale.
Egitto ha lasciato in evidenza lo spirito interdisciplinare della manifestazione attraverso studi storici, tecnici e di modelli strategici europei applicati al territorio nelle diverse aree di interesse. Cipro ha presentato contributi sulle buone pratiche nel restauro, l’accessibilità, il riuso, l’economia circolare e la sostenibilità, l’ambiente e la tradizione, l’architettura moderna, i sistemi di raccolta delle acque, strutture per rifugiati, architetture vernacolari e lavorazione di materiali locali. La proposta della Siria è stata una chiamata di attenzione diretta alla società civile e specialistica attraverso la narrazione della propria realtà quotidiana fatta di vite umane perse, patrimonio architettonico distrutto e spazi urbani smantellati che conformano lo scenario attuale del flagellato territorio locale afflitto da gravi conflitti. Mentre dalla Grecia, la Direttrice delle Antichità e del Patrimonio Culturale del Ministero della Cultura Ellenica Elena Korka ci ricorda quanto sia necessario perseverare nel sollecito di cooperazioni multilaterali per portare a termini idee vincenti.
I contributi esposti saranno consultabili nel canale YouTube del Cicop Italia Onlus e negli atti della biennale, lavoro curato dalla propria unità editoriale.
Innumerevoli patrocinanti hanno supportato l’intera manifestazione e nelle giornate italiane sono stati presenti l’Icomos Italia, Assorestauro, DoCoMoMo Italia, AIDIA Nazionale, Federazione degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori Toscani, Ordini degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Sassari, di Cagliari e di Oristano, Ordine degli Ingegneri di Cagliari, Ente Scuola Edile Province Nord Sardegna ESEP, Museo Archeologico di Olbia, Comune di Olbia e Comune di Cagliari, Università degli Studi di Sassari, Università degli Studi di Cagliari e Università degli Studi di Catania, Consorzio Industriale Province Nord Est Sardegna CIPNES, Associazione Culturale Padus Araxes, Accademia Mechitarista San Lazzaro degli Armeni, Prospettiva Donna.
Il particolare caratterizzante di questa biennale è stato il lancio del premio Ipazia ideato dalla professoressa Avramidou come messaggio di solidarietà. L’obiettivo è quello di dare luce a chi lavora spesso nell’ombra per migliorare la qualità di vita degli esseri umani. Il lavoro di selezione è stato condotto dalla commissione scientifica internazionale nominata dal CICOP Italia Onlus. Ipazia di Alessandria, astronoma, matematica e filosofa della antichità greca rappresenta la libertà di pensiero. La vincitrice di questa prima edizione è Assia Harbi di Algeria, recentemente scomparsa ingegnera impegnata in sismologia storica e geofisica, fondatrice e coordinatrice del Gruppo Nordafricano di Studi dei Terremoti e Tsunami e vicepresidente della Unione Araba delle Geoscienze.
La presente edizione, chiusa ufficialmente a Orvieto il 17 ottobre in un anno così differente, ha potuto mantenere uno spazio espositivo superando le difficoltà e adeguandosi al mondo contemporaneo dove non c’è ormai marcia indietro. La virtualità avanza a pari passi con la materialità. Il prossimo passo, verso la 6ta biennale, sarà in ogni caso una nuova sfida, un nuovo asse, una nuova BRAU.
Architetta Inés Abramián @ProspettiveIng – Pubblicazione dell’Ordine degli Ingegneri di Firenze